Eventi

Firenze 2.0, quattro blogger per quattro libri

Un nuovo piccolo grande evento allo Studio A di Firenze organizzato da Fabio Ramelli sabato 19 gennaio 2013. Il tema della serata è il singolare percorso “alla rovescia” di quattro blogger fiorentini che hanno trasformato e coronato la passione per il web, internet e la cultura del 2.0 arrivando ad uscire con altrettanti libri. Quasi un percorso alla rovescia nell’epoca degli e-book, dove sembra che per essere cool è indispensabile creare una app ed usare il tablet. Il vecchio caro libro continua invece ad avere un fascino tutto suo e sta dimostrando una strenua resistenza.
Quindi le domande che si pongono sono proprio queste: qual è il futuro della carta stampata, quali sono le differenze tra lo scrivere un post invece di affrontare un’opera complessa come un libro? Il pubblico è lo stesso oppure media diversi raggiungono persone diverse?
Ecco così che Elena Farinelli (Io amo Firenze), Giulia Scarpaleggia (I love Toscana), Andrea Gori (Manuale di conversazione sullo champagne) e Filippo Giovanelli (Curiosità fiorentine) si confronteranno su questo tema. Quattro libri freschi di stampa che sono nati sul web e grazie al successo dei blog dei loro autori. Tra l’altro tutti e quattro sono toscani doc che hanno fatto di Firenze e la Toscana l’humus da cui trarre ispirazione, un amore incondizionato che si riflette anche nei titoli dei libri.
Una serata un po’ diversa dalle solite dello Studio A ma sicuramente molto interessante sotto tutti gli aspetti. Uno studio di architettura si trasforma ancora una volta e mette a disposizione le attrezzature e l’Adsl per consentire una serata interattiva con la rete, con post e commenti in diretta ed assaggi preziosi della creatività degli autori.

 

Blowin in the wind / Beat generation

BLOWIN IN THE WIND / BEAT GENERATION
All’interno della Bob Dylan’s Week un allestimento/performance allo Studio A di Firenze incentrato sulla beat generation ed il grande cantautore americano. L’allestimento ha completamente trasformato lo spazio, sorprendendo chi entrava, cambiando colori e forma a seconda del vento e del calar del sole. Le canzoni di Francesco e le poesie di Vincenzo hanno reso la serata magica. Ed alla fine tutto è stato distrutto, con grande gioia, da una piccola fata.
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Studio A, sabato 26 maggio 2012
Performance poetica di Vincenzo Lauria
Canzoni e parole di Francesco Casini
Allestimento a cura di Fabio Ramelli e Filippo Basetti
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Blowin in the wind è da molti considerato il manifesto della generazione dei giovani statunitensi disillusi dalla politica portata avanti negli anni cinquanta e sessanta dal loro paese e sfociata dapprima nella guerra fredda e poi nella guerra del Vietnam.
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E quante volte deve un uomo guardare in alto
prima di poter vedere il cielo?
E quanti orecchi deve avere un uomo
prima di poter sentire gli altri che piangono?
E quante morti ci vorranno prima che lui sappia
che troppi sono morti?
La risposta, amico mio, soffia nel vento,
la risposta soffia nel vento.

 

Nuove tessiture sociali

GLORIA CAMPRIANI: NUOVE TESSITURE SOCIALI

Sabato 24 marzo 2012 lo Studio A di Fabio Ramelli ha ospitato le opere di Gloria Campriani con il progetto “Nuove tessiture sociali”. L’artista certaldese è molto nota per la sua personalissima ricerca che l’ha portata ad affermarsi come una delle figure più interessanti dell’attuale panorama artistico.

Il filo è il punto di partenza di Gloria. In lei la materia prevale sullo strumento. L’artista, infatti, non prevede l’utilizzo di alcun strumento tecnico eccetto l’uso delle mani al fine di realizzare trame. Questa corrente artistica, chiamata Fiber Art, prende in considerazione tutti i componenti tessili che si tengono insieme per contrasto, per nodo o per intreccio, formando da soli un tessuto, una rete, una treccia, una falda oppure un groviglio senza ricorrere a giunti, adesivi, colle o saldature.

I materiali ricorrenti, nelle sue opere, sono sughero, corteccia o tronco di albero per mettere in evidenza il rapporto fondamentale con la natura. L’elemento, imprigionato all’interno della tela, diventa protagonista della “scena”, insieme al filo, che lega e permette la sua esibizione. Alcune volte, la fibra non viene rispettata nella sua struttura, ma lavorata per ottenere un aspetto emotivamente connotato. Il filo viene lavorato in modo da non permettere l’immediato riconoscimento. Utilizzato come strumento di espressione, ha lo scopo di soddisfare i bisogni più concettuali dell’artista che si preoccupa del materiale solo quando non risponde alle sue esigenze. L’artista si avvale dell’intervento pittorico con colori acrilici e stucco ad acqua con cui lega, fissa e sfuma. La capacità di assorbimento dei diversi tipi di filato le permette di ottenere vari spessori e nuove prospettive che corrispondono alla sua continua ricerca di movimento all’interno dell’opera.

Alla fine il risultato è sorprendente. L’espressione artistica diventa un mezzo per parlare della sofferenza psicologica dei nostri tempi, del precario rapporto con la natura, della necessaria trasformazione sociale e dell’esaltazione all’unione nel significato di amore attraverso l’utilizzo di fili che si uniscono, si avvolgono, si intrecciano e si legano fra di loro. L’interpretazione di una tessitura di rapporti sociali. Un tessuto sociale costruito da fili e dai loro legami intrecciati.

 

Acquatica

Moreno Montomoli Moreno Montomoli è un bravo fotografo che da oltre 30 anni fotografa in giro per il Mondo, documentando viaggi in Europa e America Latina. Con il nuovo millennio è nata la scoperta della natura. Il lavoro sugli “alberi”, presentato nel 2011 nella personale presso la “Sala Rosa” dell’Università degli studi di Siena ed a Parigi con l’esposizione personale “Arbres” al Restaurant “La Milonga” Fontenay-sous bois, lo ha portato a focalizzare il proprio interesse sulle meravigliose forme e sulle innumerevoli prospettive che la natura può regalare ad un osservatore attento e sensibile come Moreno. Passato un certo tempo sempre intento a cogliere gli aspetti più originali degli alberi con la testa rivolta sempre in alto, Moreno ha pensato di correggere la postura e guardando in basso, spontaneamente, e con sorpresa, ha scoperto l’acqua: “Mi sono tuffato visivamente, e non solo, nei suoi flutti, sono stato catturato dai suoi vortici. I riflessi mi hanno incantato. Le spume di bianco perlato hanno ripetutamente attirato i miei scatti al punto di bloccarle e renderle simili a stalattiti di ghiaccio. L’acqua che prende colore suo malgrado si mischia con altre sostanze si fà verde, rossa o marrone come capita di vederla nei lunghi giorni piovosi. Poi il colore decanta e la stessa tonalità, prima opaca, ora prende lucentezza è l’acqua trasparente, che filtrando la luce, rende il fondale vivace e uniforme nel colore.”
L’evento è per il giorno 11 febbraio 2012 allo Studio A di Firenze con inizio alle ore 17.00. Oltre alle foto di Moreno Montomoli, ed alle mozzarelline del Caseificio Lucano, potremo gustare le incursioni poetiche del gruppo teatrale P.I.L.

 

From Pink Floyd to Le Corbusier

Un nuovo piccolo grande evento allo Studio A di Firenze sabato 14 maggio alle 18.00.
L’originale percorso di Ilhan Kesmez, architetto turco, attraverso 3 assi di ispirazione: Jimi Hendrix, i Pink Floyd e Le Corbusier. Cosa hanno in comune personaggi così diversi? Scopritelo sabato 14 maggio insieme con noi allo studio A, Architettura e Arte: Fabio Ramelli, architetto, Marino Ceccarelli, scultore, Giuseppe Oliviero, musicista. Oltre al consueto aperitivo avremo la musica live di Acquaraggia e dei Grown Up, rigorosamente Pink Floyd ed Hendrix, che ci aiuterà ad entrare in sintonia con i progetti esposti.

” La musica ci travolse. La musica stava condividendo i segreti più intimi nel far diventare i nostri ideali reali come la nostra arte. In completa assonanza con Noi, i musicisti della generazione 1968 ebbero successo nel trasformare i loro ideali in arte sperando di cambiare il mondo ! I nostri eroi dell’architettura, tuttavia, appartennero quasi tutti ai primi anni del 20° secolo. In un certo qual modo, l’influenza dei Pink Floyd su di noi non fu inferiore a quella di Le Corbusier.” (Ilhan Kesmez)

 
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